Vi sarà capitato almeno una volta di mangiare qualcosa non per senso di fame, ma perché annoiati, arrabbiati, tristi, o per il bisogno di essere confortati o consolati sentendovi poi in colpa per aver agito in questo modo.
Può essere che in quell’occasione abbiate sperimentato la forza della fame emotiva che è qualcosa di ben diverso dalla sensazione provata dopo un pranzo di Natale o un banchetto nuziale. A volte mangiamo per provare a cambiare il nostro stato d’animo o per scacciare via le sensazioni spiacevoli.
Mangiare può essere un modo per alleviare ad esempio il senso di solitudine. Il problema spesso risiede nel non essere consapevoli di cosa ci sta accadendo mentre approcciamo in un determinato modo un cibo.
Se il comportamento alimentare associato alle emozioni si presenta con una certa frequenza si rischia di rimanere incastrati in un circolo disfunzionale. Questo accade anche perché il cibo, ormai, è sempre facilmente a disposizione. Agendo in questo modo non ci soffermiamo sull’emozione provata in quel momento. Solitamente si ricercano cibi che hanno il potere di scaricare subito la tensione, solitamente sono alimenti ad alto contenuto calorico come snack, patatine e merendine.
La fame emotiva porta a mangiare senza consapevolezza, si finisce il pacchetto o la confezione senza accorgersene e non si avverte il senso di sazietà, mangiamo, ma non gustiamo né godiamo realmente di quello che stiamo mangiando.
Per poter interrompere questo circolo vizioso è necessario innanzitutto diventare consapevoli di cosa ci spinge a mangiare. Certe volte la sensazione di fame che avvertiamo non è propriamente fame di cibo, ma siamo noi che reagiamo erroneamente ad una determinata situazione mangiando.
E’ importante imparare a riconoscere i diversi tipi di fame perché solo in questo modo saremo in grado di soddisfare ciascun tipo di fame nel modo più appropriato.
Esiste la fame fisiologica ovvero la fame che avvertiamo quando il nostro corpo ha bisogno di cibo. Solitamente la sperimentiamo quando il nostro livello di energia è basso e le nostre cellule hanno bisogno di carburante. Possiamo quindi chiederci “Ho veramente fame?” e portare la nostra attenzione sulle sensazioni fisiche che possono aiutarci a sintonizzarci meglio su questo bisogno.
Esiste poi la fame dei sensi: occhi, naso, orecchie, tatto e bocca. La funzione più importante svolta dai cinque sensi nell’esperienza alimentare e anche nel processo di sazietà è quella di conoscere l’apporto nutritivo ed energetico del cibo. Ognuno di noi è in grado di regolare la quantità di cibo da assumere in base alla stima del valore energetico di ciò che mangiamo attraverso l’esplorazione sensoriale del cibo. Se invece dovessimo accorgerci che in realtà non vi è una necessità fisiologica potremmo provare a notare quali sono gli atteggiamenti o i pensieri che ci stanno spingendo a ricorrere al cibo quando in realtà non ne abbiamo bisogno.
Lo psicologo, attraverso un percorso di mindful eating (approfondiremo il tema in un altro articolo), aiuta a creare un nuovo rapporto col cibo, insegna a prestare attenzione al momento del pasto e ad assaporare il cibo che si mangia con curiosità e senza giudizi.
La mindful eating è uno stile di vita che ti permette di riscoprire il piacere di gustare i cibi senza sentirsi in colpa.
Alessandra Bosaia
www.alessandrabosaia.com
@dott.ssalessandrabosaia